MACRO 2023
La primavera 2023 del MACRO prosegue fino al 21 maggio con Hervé Guibert: This and More, una mostra che offre una selezione di fotografie dello scrittore, giornalista e fotografo francese Hervé Guibert (1955-1991). La mostra, a cura di Anthony Huberman, è realizzata in collaborazione con il CCA Wattis Institute for Contemporary Arts di San Francisco e il KW Institute for Contemporary Art di Berlino.
La mostra After The Light è dedicata alla figura del pittore Jochen Klein (1967-1997). Curata da Luca Lo Pinto e Wolfgang Tillmans, la mostra (aperta fino al 27 agosto) presenta i primi lavori su tela dell’artista, oltre a disegni, acquerelli e ad alcuni esperimenti scultorei. Sono inoltre esposte opere di Julie Ault, Thomas Eggerer, Ull Hohn, Wolfgang Tillmans e Amelie von Wulffen, per contestualizzare la ricerca di Klein all’interno delle più ampie riflessioni che hanno caratterizzato le vite e le pratiche degli artisti che hanno lavorato con lui e al suo fianco.
What why WET? illustra (fino al 27 agosto) la storia della rivista WET: The Magazine of Gourmet Bathing fondata nel 1976 a Venice, California, dall’artista, editore e scrittore Leonard Koren. Con trentaquattro numeri pubblicati in un arco di quasi sei anni, WET si è imposta, prima nel panorama statunitense e poi in quello internazionale, come un luogo di sperimentazione editoriale, grafica e narrativa, attirando attorno alla sua redazione artisti, fotografi, designer e scrittori, invitati a dare voce alle loro visioni e intuizioni più audaci.
Beethoven Was a Lesbian presenta (fino al 27 agosto) una serie di pubblicazioni e registrazioni sonore che ripercorrono l’intera carriera di Pauline Oliveros (1932 – 2016), compositrice, performer, autrice ed educatrice tra le prime ad adottare un approccio sperimentale e multidisciplinare alla musica e pioniera del Deep Listening. Integrando nella sua ricerca il corpo e le sue estensioni tecnologiche in continua evoluzione, Oliveros ha cercato di trasformare e sovvertirne le funzioni quotidiane attraverso l’ascolto e il suono.
Tempus Fugit di Studio Temp invita lo studio di design grafico fondato da Guido Daminelli, Marco Fasolini e Fausto Giliberti nel 2007 a Bergamo ad auto-rappresentarsi e raccontarsi al pubblico. La mostra (fino al 27 agosto) unisce rielaborazioni e dislocamenti di simboli appartenenti alla cultura urbana, alla suddivisione del ritmo lavorativo e alla storia romana, ponendo in relazione il museo con il contesto della provincia italiana, a cui sono legate le origini dello studio.
Continua a crescere la collezione sulla giovane arte italiana di RETROFUTURO (mostra in progress), con nuove opere di Monia Ben Hamouda (1991), Beatrice Celli (1992) e Diego Gualandris (1993).
In Prima Persona Plurale (fino al 24 settembre) è la prima collettiva organizzata all’interno della sezione SOLO/MULTI che si pone come un’ulteriore esplorazione del medium della mostra in chiave sperimentale. La mostra è concepita come un set cinematografico nel quale le opere agiscono come personaggi in grado di attivare storie diverse all’interno dello stesso scenario. Uno spazio composto da un insieme complesso di elementi – opere d’arte, musica, artefatti, maschere, superfici riflettenti, performer – che trasportano il visitatore in una dimensione alternativa attraverso l’associazione di queste varie entità. La mostra è pensata come un’esperienza sinestetica e disorientante, nella quale i confini e le definizioni dell’umano, del non-umano e del post-umano sono destabilizzati: uno spazio in cui le nozioni della realtà e della finzione sono solleticate, ribaltate e distorte.
Ultimo aggiornamento 18/05/2023