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Cultura e spettacolo Mostre

MACRO 2023

Dal 20 settembre 2023 al 31 marzo 2024
Un'intensa stagione espositiva, ricca di extra e appuntamenti quotidiani, per il museo dell'immaginazione preventiva. Ingresso gratuito
MACRO 2023

L’autunno 2023 del MACRO ha preso il via il 20 settembre con le mostre AUTONOMIARTEPOVERARCHIZOOMEMPHISUPERSTUDIOPERAISMO di Experimental Jetset (fino al 18 febbraio 2024) che propone il racconto dell’“Italian sphere” attraverso l’analisi di due segni in particolare, intrinsecamente legati alla città e all’esperienza del suo attraversamento. Il primo è un logo al neon, o “non-logo”, che compare in una sequenza del film Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni. Sorretto da un’imponente impalcatura metallica, questo logo dall’apparenza enigmatica è in sé privo di significato ma acquista senso nel corso della narrazione filmica (“non è importante cosa il segno significhi, ma solo come lo fa”). Il secondo è la falce e martello decostruita da Enzo Mari nel corso di diversi progetti sviluppati tra il 1954 e il 1977 – un simbolo fortemente carico di significato che viene liberato dal suo peso proprio attraverso la decostruzione (“il politico non è racchiuso nel cosa significa il segno, ma nel come significa”).

Sempre fino al 18 febbraio, Barrikadenwetter – Atti visivi dell’insurrezione, a cura di Arsenale Institute, propone un’esplorazione della costruzione, del concetto e dell’iconografia della barricata dai suoi inizi nel tardo Rinascimento fino ai giorni nostri, attraversandone le connessioni storiche con le radici dell’avanguardia del XX secolo. E ancora Alexander Brodsky con Profondità di campo, la sua prima mostra istituzionale in Italia, in cui l’artista trasforma lo spazio espositivo in un paesaggio che riflette gli ambienti immaginifici che caratterizzano le sue architetture di carta, intrecciando i confini tra pubblico e privato, tra la materialità del passato, del presente e del futuro.

Sarà invece in esposizione fino al 17 marzo Alvin Curran con  Hear Alvin Here, prima retrospettiva istituzionale, in cui il musicista e compositore statunitense ripercorre oltre cinquanta anni della sua musica e delle sue collaborazioni, raccontando anche il rapporto con la città di Roma, dove vive e lavora dal 1965.

Il 27 ottobre (fino al 31 marzo) apre …E Prini la più ampia mostra mai realizzata su Emilio Prini (Stresa, 1943–Roma, 2016). Con oltre 250 opere, il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con l’Archivio Emilio Prini, è stato concepito secondo un percorso cronologico che copre un arco di cinquant’anni, dal 1966 al 2016. …E Prini si sviluppa come un perimetro temporale e un orizzonte visivo in cui opere, fotografie, inviti, dattiloscritti su carta e interventi su cataloghi sono esposti senza distinzioni sulle pareti della sala grande delMACRO, mentre al centro sono disposte sculture e oggetti tridimensionali.

Proseguono inoltre le mostre Vicolo della Penitenza 11/A (fino al 14 gennaio). Nel settembre del 1989, Cindy Sherman e Michel Auder arrivano a Roma per partecipare a un programma di residenza avviato dalla gallerista Barbara Gladstone e dalla consulente d’arte Thea Westreich, noto come The Rome Studio. Sono i primi di una serie di artisti che, nei due anni successivi, vivranno e lavoreranno in Vicolo della Penitenza 11/A a Trastevere per un periodo della durata di fino a due mesi ciascuno, sotto la guida dell’artista e curatrice Janice Guy. Nel novembre del 1989 arriva Richard Prince insieme alla sua assistente DW Fitzpatrick, seguito da Meyer Vaisman, Gary Hume (e la sua compagna di allora, Sarah Lucas), On Kawara e Thomas Struth nel corso del 1990, e da Franz West, Christopher Wool, Lawrence Weiner, Julian Lethbridge e Reinhard Mucha nel 1991.   La mostra comprende le opere realizzate dai dodici artisti invitati ufficialmente a partecipare al programma di residenza, e include anche lavori di DW Fitzpatrick e Sarah Lucas, nonché di Sarah Charlesworth, che ha visitato Cindy Sherman e ha utilizzato il suo tempo a Roma per fare ricerca per il suo successivo corpo di lavoro.

Sempre fino al 14 gennaio, il programma #Palestra ospita Daniel Dewar & Grégory Gicquel – The Bidet and the Jar, in cui il duo di artisti franco-britannico esplora le potenzialità delle forme della pratica scultorea e il loro rapporto con il lavoro manuale, attraverso l’utilizzo di tecniche di produzione artigianali e materiali tradizionali. Il loro lavoro – che si colloca tra la rappresentazione e la funzione, il ready-made e l’artigianato – si confronta con l’immaginario popolare producendo uno spostamento simbolico e della funzione degli oggetti quotidiani.

Continua a crescere la collezione sulla giovane arte italiana di RETROFUTURO (mostra in progress).

Ultimo aggiornamento 25/10/2023

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